Sabato sera ho cenato con un folto gruppo di amici, circa una sessantina (diversi non sono potuti venire per i soliti malanni di stagione). Una decina di loro hanno lavorato dal mattino per preparare squisiti manicaretti: un ricco e buonissimo antipasto a buffet, stufato d’asino con polenta, polenta e zola, strudel con crema e per finire un buffet di tisane. Un clima disteso, come si conviene tra coloro che si rispettano e si stimano a vicenda, e molte discussioni sul clima “elettorale” che si avvicina.
Tutti mi chiedono di dire loro cosa ne penso di questo clima, per l’appunto. Ho terminato da poco di discutere con un carissimo amico da decenni, uno di quelli che, come me, ha una militanza politica di vecchia data, che mi ha ribadito cose che sento ormai da settimane: perché queste primarie? Perché molti devono essere costretti a scegliere tra due amici coi quali si sono condivise molte battaglie, con vittorie e sconfitte, con momenti positivi e negativi, ma sempre vissuti insieme? Cerco sempre di spiegare loro le motivazioni positive delle primarie del 12 febbraio, ma capisco che un po’ di amarezza rimane; mi crea dispiacere constatare questo clima, e lo dico apertamente, con la speranza (anzi la convinzione) si possa recuperare.